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# 24 – Bruci la città

di Carmelo Mobilia & Mickey


Sede legale della Drew & McCabe Investigations.

Non era facile per lei tornare in quel posto. Alcune settimane prima, due uomini erano entrati in quell’ufficio, l'avevano aggredita e violentata, come monito per la sua socia affinché la smettesse di fare domande scomode riguardanti il criminale incappucciato che rispondeva al nome di Hobgoblin.

Una cosa del genere ti segna per la vita e può spezzarti dentro. Ma Lindsay McCabe era una donna forte, su questo non si poteva discutere. Con l’aiuto di Jen Cooke, Helen Spacey e di una buona psicologa era riuscita a superare il suo trauma. In parte, almeno. Quel tanto che bastava perlomeno per tornare sul luogo del delitto.
Fissò la maniglia a lungo. Ogni volta che allungava la mano verso il pomello questa cominciava a irrigidirsi e a tremarle.

Ce l’avrebbe fatta a girarla?

Non ci fu modo di scoprirlo, perché qualche istante dopo Jessica Drew la tolse da quell’impiccio, aprendo la porta dall’interno con l’intenzione di uscire.

<LINDSAY! SEI QUI!>gridò mentre l’abbracciava <Come stai?>

<Sto bene, grazie. Stavi andando da qualche parte?>

<Io... sì, dovevo fare alcune indagini per un caso, ma è una cosa che può aspettare... adesso sei qui e....>

<No Jess, ti prego. Non cominciare. Continua col tuo lavoro, non devi interrompere quello che stavi facendo per causa mia.>
<Sì, invece... quello che ti è successo…è stato per colpa mia, non posso dimenticarlo. Però adesso io…>

<Tu niente, bella. Non inizierai a trattarmi come un'invalida o un'indifesa, va bene? Sapevo benissimo i rischi che correvo facendo questo mestiere. Sono ancora viva, e sto bene. Non preoccuparti per me.>

<Sei sicura? Lindsay, non c’è nulla di male nel…>

<Ti prego, non voglio parlarne. Voglio solo ricominciare a lavorare. Non mi serve altro.>

Jessica si sentì in imbarazzo per alcuni istanti, tuttavia comprese il suo stato d’animo e ne rispettò le volontà.

<Non ci metterò molto…> disse congedandosi con un bacio affettuoso.

A quel punto Lindsay rimase nell’ufficio da sola, fissando il punto del pavimento dove quei due uomini l'avevano umiliata e violata.

Il suo stato d’animo era indescrivibile. Aprì la sua borsetta e cercò la fiaschetta di metallo. La trovò lì, accanto alla sua pistola. Ne tolse il tappo e fece un lungo sorso.

 

Dall’altra parte della città. Belden Place.

 

Una celebre canzone di Scott Mckenzie diceva If you're going to San Francisco, be sure to wear some flowers in your hair…ma forse oggi sarebbe meglio consigliare un giubbotto antiproiettile ed un elmetto.  Negli ultimi tempi nella città californiana infatti l’aria era diventata piuttosto “calda” ed era facile vedere volare del piombo. Il numero di supereroi e di criminali mascherati era aumentato e questo aveva spinto il sindaco a formare una squadra speciale dedita all’arresto dei metaumani, un’unità Codice Blu identica a quella di New York. La task force speciale stava ricevendo il suo battesimo di fuoco a Belden Place, quando il criminale Hobgoblin stava attaccando una gang di spacciatori locali che non avevano alcuna intenzione di dividere i ricavati con lui e il suo socio, il famigerato “Signore del Crimine”.  Le cose erano degenerate quando tre membri della gang si erano "fatti" di OCM per ottenere dei temporanei poteri mutanti con cui combattere il supercriminale. Fu in quel momento, quando lo scontro tra la polizia e quei criminali mutati era al suo apice che fece la sua apparizione il Ragno Rosso.

Belden Place - a conti fatti, una strada - era devastata. Vetrine di negozi in frantumi. Macchine in fiamme.
Quando l'arrampicamuri finì di seguire le intercettazioni della polizia, prima, e le sirene delle volanti, poi, si ritrovò davanti a uno scenario dal retrogusto apocalittico, come spesso stava accadendo quando c'era di mezzo il nuovo Folletto.
Stavolta il Ragno era intenzionato a fermare una volta per tutte il suo avversario, smascherarlo e portarlo dietro le sbarre.

<Stanotte chiudiamo i conti.> gli disse, con tono di sfida.

<Non chiedo di meglio, Rosso...> rispose l’altro, passando all’attacco.

Si gettarono uno addosso all’altro, scambiandosi colpi violenti. Il Ragno Rosso si batteva con un impeto insolito per i suoi standard:normalmente tendeva a non essere eccessivamente violento, ma Hobgoblin suscitava in lui sentimenti d’odio, provocati ad antichi rancori.

Era una figura legata ad un passato che voleva dimenticare, ad una vita che non gli apparteneva più... o almeno così credeva.Del resto, era stato un Goblin a decretare la sua stessa nascita... e la sua morte, a cui cercava di non pensare mai.

Anche Hobgoblin sembrava furioso. Voleva eliminarlo perché era d’intralcio per i suoi piani criminali... o forse c’era qualcosa di più? Chi c’era sotto quella maschera, quali legami aveva con i suoi predecessori? E con il Ragno Rosso?

Era questo tipo di risposte che Ben Reilly volevo ottenere stanotte, ad ogni costo.

La squadra agli ordini del comandante Carson, intanto, stava avendo la meglio sugli spacciatori strafatti di OCM; il loro addestramento speciale stava dando i suoi frutti, la loro attrezzatura e le loro armi gli stavano permettendo di eseguire l’arresto.

L’agente di origini cinesi stava maneggiando con disinvoltura un fucile sonico, fabbricato grazie all'ingegneria inversa a partire da una confisca a qualche supercriminale. Nonostante un mutato sembrasse manifestare una temporanea facoltà di telecinesi, non poteva essere esperto nell'erigere un efficiente campo psichico per contenere l'attacco. Una scarica di suono concentrato di dieci secondi fu sufficiente a scaraventarlo contro un muro e a fargli perdere conoscenza.
<Ok, nonostante i tappi, mi sanguineranno le orecchie per una settimana...>scrolla la testa Samuel Li, prima di guardarsi intorno per vedere come se la stessero cavando i suoi colleghi.
Michelle Sanchez era stata appena scaraventata via da un lampo energetico. Secondo l'addestramento teorico, il criminale stava bruciando plasma dagli occhi e dalle mani.
<Ma da dove siete usciti, dall'ONU?>[Considerato che siamo  a San Francisco, c’è anche troppo poca diversità etnica si potrebbe dire -_^) aveva voglia di scherzare, alla vista di Li, galvanizzato dagli ultimi effetti dell'OCM.
<Questa non è una bomba da disinnescare delle tue...> commentava il colosso che rispondeva al nome di Michael Foss, diretto alla collega artificiera Mary Elizabeth Steiner, mentre gli comparve alle spalle e lo stese con uno schiaffo sulla nuca.

Nascosto dal fumo e dal caos, Frank Castle osservava a distanza lo scontro, indeciso se intervenire o meno.

 

Diario di guerra del Punitore. Ero venuto qui per eliminare la gang deiLégion étrangèree quel bastardo di Hobgoblin in un colpo solo, ma l’arrivo della polizia e dell’uomo insetto hanno mandato all’aria i miei piani. Devo riconoscere che l’unità Codice Blu è stata davvero rapida ad intervenire. Ragazzi in gamba, devo dire. Alcuni di loro hanno un addestramento militare, riconosco lo stile. La tentazione di aiutarli è forte, ma devono cavarsela da soli; non potranno sempre contare su aiuti esterni. Da quello che vedo, non avranno grossi problemi contro quei teppisti trasformati in mostri mutanti. Hobgoblin invece è un altro paio di maniche. Già l’altra volta, nella villa di Dran[i], era riuscito a sfuggirmi. Non accadrà di nuovo.

 

Le dita di Hobgoblin emettevano le sue tipiche saette con le quali cercava di colpire il Ragno Rosso, ma la sua velocità e la sua agilità, come tante volte prima di questa, lo rendevano un bersaglio quasi imprendibile.

<Chi sei, maledetto?> gridò il Ragno Rosso, schivando l’ennesimo raggio avventandosi su di lui e colpendolo con un pugno. <Chi sei, perché sei qui?> domandò ancora, colpendolo nuovamente <Perché continuate a tormentarmi? Che cosa volete da me? Perché ovunque vada c’è un pazzo che indossa quel cappuccio e cerca di ammazzarmi? Perché PERCHE’?>

C’era qualcosa in quell’uomo che lo rendeva furioso.  I suoi attacchi gli stavano facendo avere la meglio su di lui. Hobgoblin vedeva arrivare pugni da tutte le parti. Questa volta aveva sottovalutato il suo avversario. Un calcio a piedi giunti lo fece addirittura precipitare dal suo aliante, per sua fortuna stava volando a bassa quota e l’impatto con marciapiede non fu letale, sebbene lo lasciasse stordito.

Con un balzo il Ragno Rosso gli fu nuovamente addosso e lo colpì con l’ennesimo pugno.

<Ora vediamo chi si cela, sotto quella dannata maschera…>pensò Ben, avvicinandosi a lui.

Allungò la mano verso il suo viso, ma nello stesso istante Hobgoblin in un ultimo, disperato gesto, fece esplodere una bomba al magnesio che provocando un abbagliante flash accecò il Rosso, e ne approfittò per allontanarlo scalciando, ma grazie al potere che lo faceva aderire ai muri le dita di Ben aderirono alla maschera e riuscirono a strappargliela.

Hobgoblin era smascherato, ma la vista del Rosso era ancora offuscata e non riuscì a vederne il volto. Il folletto abbassò il cappuccio sulla testa e usò il mantello per coprirsi il viso, rimise i piedi nelle staffe dell’aliante e decollò verso l’alto, verso la salvezza.

Ma il mirino di un fucile di precisione era puntato su di lui.

 Il Punitore lo stava inquadrando aspettando il momento propizio per premere il grilletto. Ma quando la pallottola uscì dalla canna del fucile il Ragno Rosso con un balzò si aggrappò all’aliante,il suo peso gli fece perdere quota togliendo così il criminale dalla linea di tiro.

<NO! STAVOLTA NON FUGGIRAI!> urlò il Rosso mentre cercava con tutte le sue forze di non fargli prendere il volo.

<Quel coglione!> sentenziò Frank Castle, imprecando verso di lui. Il suo gesto, benché non voluto, gli aveva impedito di ammazzarlo. L’aliante del criminale aumentò di potenza e anche la fuoriuscita di fumo fu maggiore, creando così una cortina che impediva al Punitore di tentare un secondo tiro.

<Stavolta non mi scappi Hobgoblin! Non te ne andrai così...> disse il Rosso, serrando i denti sotto la maschera.

<Provaci Ragno Rosso. Prova a fermarmi mentre la città brucia...> e così dicendo afferrò una manciata di bombe zucca dalla sua sacca a tracolla e le lanciò verso le case sottostanti: queste esplodendo provocarono un incendio nel quartiere e presto la luce delle fiamme che divamparono illuminarono la notte.

<Scegli Ragno. O catturi me o aiuti quelle persone. Ma non puoi fare entrambe le cose!> gridò l’incappucciato.

Ben Reilly si trovò a fare una scelta. Desideravainseguirlo, stenderlo e mandarlo finalmente dietro le sbarre, ma questo sarebbe costato la vita alle persone sotto di lui.

Il ricordo di Ben Parker si fece largo nella sua mente e in un istante la decisione era presa.

<Maledizione! Ma non finisce qui!> esclamò mollando la presa e lasciandosi cadere.

Mentre il criminale prendeva il largo, prima di emettere una tela per spezzare la sua caduta, ancora a mezz’aria il Ragno Rosso lanciòverso di lui una delle sue ragno-spia che si attaccò al suo mantello.

Poi corse in direzione delle case in fiamme, andando ad aiutare i poliziotti e i pompieri accorsi.

Il Folletto era in fuga. L'attacco di "Codice Blu" e il nuovo durissimo scontro avevano alzato l'asticella, nei loro rapporti. L'umiliazione del corpo di polizia della città e le pesantissime batoste subite avevano fatto diventare la questione personale, una volta per tutte.
Se ne sarebbe rioccupato presto.
Nella sua scala delle priorità, però,soccorrere le persone in pericolo aveva la precedenza sui propri rancori personali.


In un appartamento in un'altra zona della città.

Damon Ryder accusava acidità di stomaco. In altre condizioni avrebbe imputato il fastidio alla pizza ai peperoni e alla birra con cui aveva cenato. Sapeva, però, che a bruciargli era ciò che stava vedendo su una tv locale. La diretta da Belden Place, dove un giornalista con i cosiddetti stava seguendo lo scontro ora tra il Ragno Rosso e Hobgoblin, ora tra Codice Blu e il manipolo di mutati. Ed era questo che gli faceva male.
<Avrei dovuto esserci io lì...> biascicava tra sé e sé, stravaccato sul divano. L'idea che, se fosse stato ammesso nel corpo speciale, si sarebbe ritrovato a combattere in quell'inferno non lo turbava minimamente, anzi. Provava solo invidia per l'adrenalina che quegli agenti stavano sicuramente provando.
E si ripromise che avrebbe sperimentato presto  anche lui il brivido dell'azione.

Nessuno lo avrebbe più sottovalutato.

 

Altro appartamento,stessa identica scena. Vin Gonzales fissava il notiziario con il medesimo stato d’animo.

<Quelli della disciplinare non capiscono un cazzo!> imprecò <Dovrei essere con loro adesso! Ma porca puttana, me la sono vista con quella specie di... alieno mutante[1], e senza attrezzatura speciale! Ma cosa gliene frega a loro se sono “intemperante e sofferente alla disciplina?” Per combattere quei mostri ci vogliono il fegato e le palle, e io ne ho in abbondanza!!!> urlò alzandosi dalla poltrona, scocciato ed irritato.

<’Fanculo. Chiamo Ben... ho bisogno di fare due passi...> prese il cellulare e selezionò dalla rubrica il numero del suo amico ma dopo qualche squillo partì la segreteria telefonica:

<<Sono Ben. Lasciate un messaggio -BIIIIIIIIIIIIIIP!->>

<Sarà con la sua bella…> osservò Vin, riagganciando <Aw, Ben ha già i suoi problemi, non ha bisogno che gli scarichi addosso i miei guai...>

Guardava il televisore innervosito. Sapeva di avere la stoffa per far parte di Codice Blu. Il suo posto era lì, in prima linea contro quei criminali che stavano terrorizzando la città. Doveva fare qualcosa per dimostrarlo.


Belden Place.

Ben Reilly tossiva rumorosamente mentre era investito dal fumo denso di un incendio. Lo ignorava: era normale amministrazione per un Parker. Ricordava un numero incalcolabile di situazioni simili che aveva dovuto affrontare, in questa o in un'altra vita. Si rendeva conto, però, che non c'era nulla di normale per le vittime della devastazione di Hobgoblin e a ricordarglielo c'era il volto annerito, sconvolto e grato di un uomo che stava lasciando per strada, dopo un volo dal suo appartamento in fiamme al terzo piano.
<G-grazie, grazie...> tremava, nonostante il calore, e lo abbracciò. Era un uomo maturo, un possibile padre di famiglia, eppure non si vergognava di mostrarsi così fragile e riconoscente. Né di voltarsi e vomitare.
<Lì è l'ambulanza, ce la fai?>
L'uomo annuì, sorrise brevemente e si incamminò a stento verso i paramedici.
Il tessiragnatele tenne fede al proprio epiteto lanciando un filo che lo riportò subito sulla parete dell'edificio, per cercare eventuali altri dispersi.

<La situazione scotta... dove sono la Donna Ragno, Prowler o il Sudario quando ho bisogno di loro?>si interrogò Ragno Rosso per poi rispondersi da solo<No, Ben, che cosa dici... non puoi sempre contare su aiuti esterni.Puoi benissimo farcela da solo! >

Peter Parker era noto nell'ambiente come il super-eroe che aveva combattuto al fianco del maggior numero di colleghi, eppure era altrettanto noto per essere un lupo solitario, capace di uscire vivo dalle situazioni più pericolose con le sole proprie forze - come il recente attacco del Coordinatore.[ii]
Ben Reilly non sarebbe stato da meno.

 

***

 

Non era stato facile, ma l’incendio era stato infine domato. Il fumo denso ancora aleggiava nell’aria, ma perlomeno nessuno era in pericolo.  Il Ragno Rosso osservava le case annerite e ripensava a quanto era appena avvenuto. Quelle persone era state messe in pericolo per colpa sua. Hobgoblin andava fermato una volta per tutte. Ma in quel momento era troppo stanco per rincorrerlo.

Come se ne avvertisse i pensieri, il comandante Carson gli si avvicinò con un bicchiere di caffè bollente.

<Prendilo. Ne hai bisogno.>

Il Ragno afferrò il bicchiere, sollevò la maschera da davanti la bocca e lo sorseggiò.

<Grazie. Uh devo dire che è un gesto ... inaspettato.>

<Dovuto, semmai. Hai mostrato molto coraggio gettandoti in quell’inferno di fuoco.>

<Sì, beh... fino a poco tempo fa tutti i poliziotti della città mi sparavano contro, mentre adesso mi offrono un caffè. Capisci dunque perché l’ho definito in quel modo?>

<Certo ma vedi... c’era un mandato di cattura. Eravamo convinti che avessi ammazzato quel giornalista. Ma ora è diverso.... finché non commetterai reati, per noi sei ok.>

<Il comandante Carson parla a nome di tutti noi.> aggiunse Michelle Sanchez avvicinandosi.

<Giusto.> confermò George Feldon <Sei stato grande, amico. Specie quando hai impedito a quel buffone col cappuccio di ammazzarci.>

Tutti i poliziotti, i pompieri, i paramedici e i cittadini applaudirono l’eroe mascherato, colpiti dal suo coraggio e dal suo altruismo.

Ben si sentiva lusingato e allo stesso tempo imbarazzato. San Francisco era decisamente diversa da New York. Sia nei panni dell’Uomo Ragno che in quelli del Ragno Rosso non gli era mai successo nulla di simile -non in maniera così clamorosa, perlomeno. Sebbene fosse un suo clone, nel corso degli anni Ben aveva sviluppato una personalità diversa da Peter Parker e quel bagno di folla iniziava a piacergli.


In un covo segreto nel quartiere di Sunnydale.

I rapporti tra Hobgoblin e il Signore del Crimine erano complessi, a causa delle basi su cui si reggevano: interessi egoistici e ricatti reciproci.
Uno dei pochi vantaggi di cui entrambi godevano, in gran segreto, è che non dovessero indossare le proprie maschere, ognuno in presenza dell'altro, dal momento che le loro segretissime identità erano reciprocamente note.
<Quanto sei messo male, da uno a dieci? > chiese il boss criminale, guardando il suo scagnozzo seminudo, bardato di garze insanguinate e cerotti.
<Cinque. Una giornata di riposo e me la cavo.>
<Bene. Sei stato bravo a tenere ancora testa al Ragno Rosso e a Codice Blu...>
<Eh...>
<... ma non è abbastanza. Belden Place è persa. E' un caso che non siano intervenuti altri giustizieri mascherati. E più la vostra faida andrà avanti, più il Ragno Rosso imparerà a controbattere le tue mosse. >
<Quindi? Che vuoi dire?>
<Dobbiamo alzare la posta. Te l'ho detto, abbiamo bisogno di forze nuove. E difatti, me ne sto già occupando...>

 

Qualche ora dopo, prima mattina. Nei pressi della Robert Owen Nursery School,

Aveva passato il resto della serata a cercare di rintracciare Hobgoblin, sperando di ricevere un segnale dalla ragno spia che era riuscito a piazzargli, ma non ne aveva ricavato... beh, un “ragno dal buco”, era proprio il caso di dirlo. Poi si rese conto che si stava facendo tardi (o presto, a seconda dei punti di vista) e sebbene catturare quel criminale fosse tra le sue priorità, suo figlio e il suo lavoro venivano ancora prima. Dunque tornò a casa, una doccia veloce andò a prendere suo figlio, giusto in tempo per accompagnarlo a scuola.

<Ben, che cosa ti sei fatto?>
La domanda del piccolo David Tyne era doppiamente spiacevole: perché non riusciva ancora a chiamarlo "papà" e perché pungeva nel vivo il problema della sua doppia vita. L'aveva evitata finché portava casco e occhiali da sole. Senza, lo zigomo spaccato da Hobgoblin calamitava domande, e sarebbe successo anche con i colleghi al lavoro.
Ben Reilly scese dal sidecar - comprato poco tempo prima, in occasione della guarigione del piccolo - si chinò sulla carrozzetta laterale e, mentre gli slacciava il casco, sciorinò la sua giustificazione, con la nonchalance di chi non fa altro da anni:
<Stanotte mi sono alzato senza accendere la luce e sono andato a sbattere a un'anta aperta dell'armadio. Mi raccomando, ricordati di non andare mai in giro al buio, ok?>
<Va bene...>
Lo sollevò come niente per metterlo in piedi sul marciapiede, imbracciò lo zainetto, lo prese per mano e si incamminò verso l'ingresso dell'asilo. Aveva fortemente voluto la scelta di farglielo frequentare, nonostante le preoccupazioni di Elizabeth e le lamentele dello stesso David. Aveva passato i primi anni della sua vita chiuso in un laboratorio, era cresciuto in fretta - e male - per colpa del simbionte di Carnage. Secondo Ben, il bambino aveva un disperato bisogno di fare una vita normale e di socializzare. Imputava, tra l'altro, parte della timidezza giovanile di Peter Parker alla mancanza di confronto con i coetanei nella prima infanzia.
Per fortuna aveva smesso di piangere, dopo i primi giorni. Per scongiurare del tutto l'eventualità, gli chiese ciò che non poteva fare durante il tragitto:
<Quindi ti sei divertito l’altro giorno con mamma e Helen?>
< Sì, abbiamo mangiato tante buone cose e poi siamo andati tutti alla sala giochi...>
Ben rimase ad ascoltarlo volentieri fino alla consegna alla maestra. Una piacevolissima distrazione dai dolori fisici e dalla rabbia covata verso la sua nuova nemesi.

 

Chowchilla.A un miglio dalCentral California Women's Facility.

<Ora ridammele>.
La vecchia nemesi del Ragno Rosso non era riuscita a trattenere quell'ordine perentorio e ingrato. Non aveva un legame telepatico con loro, come Otto Octavius, ma Carolyn Trainer era possessiva verso i suoi tentacoli idraulici. Vederli maneggiare, e con una certa goffaggine, da uno scagnozzo qualsiasi del Signore del Crimine, le faceva salire il sangue alla testa.
<Calma, bella. Proprio ora che ci stavo prendendo la mano...> si arrestò il delinquente, staccandosi a fatica dall’esoscheletro. <Grazie. Per queste, e per averci liberate> si lasciò andare la Dottoressa Octopus, mentre con un gemito di piacere si riconnetteva alla braccia meccaniche. Una sensazione equivalente a tornare a casa.
<Oh, a proposito, la tipa non era compresa nel pacchetto> disse l'agente del Signore del Crimine, indicando con un cenno del mento una donna che ansimava accanto a loro, sfiancata dalla fuga dal carcere.
<Me la vedo io con il tuo capo. Ho grandi progetti per lei> annunciò, lanciando un sorriso alla sua compagna di cella, prima di avvolgerla nelle sue spire e riprendere a correre. Le sirene erano in avvicinamento pericoloso.

<Portaci dal Signore del Crimine>.

 

Le Note

 

Un episodio un po’ più breve del solito ma altrettanto dinamico e adrenalinico. I conti tra il Ragno Rosso e la sua nemesi incappucciata sono tutt’altro che chiusi, mentre all’orizzonte si profila un’altra clamorosa minaccia per il nostro eroe; il Signore del Crimine trama nell’ombra e non sta certo con le mani in mano, a quanto pare. Qual è il suo piano? Sono certo che molti di voi l’avranno intuito... per gli altri, non resta che aspettare il prossimo episodio!

 

Carmelo & Mickey

 

 

 

 



[1] Su Ragno Rosso 22.



[i] Nel numero 20.

[ii] In L'Uomo Ragno 83-84.